1.
Il mio nome è Ben Urich e sono un giornalista. Il mio mestiere è
raccontare alla gente gli avvenimenti, informarla su ciò che accade. In
teoria, questo dovrebbe servire a far sì che quella stessa gente possa
agire col giusto giudizio, ma, spesso, si tratta solo di soddisfare
curiosità morbose. Prendete oggi, ad esempio: i demoni hanno invaso New
York e quando dico demoni, intendo proprio i classici mostri con zanne e
bava alla bocca e, magari, un bel paio di piccole corna sulla testa, ecco,
proprio quel tipo di demone lì. Domani potrebbe non esserci un giornale da
pubblicare, eppure io e la fotoreporter Angela Yin siamo qui, decisi ad
informare il pubblico a qualunque costo, il che potrebbe includere le
nostre stesse vite o peggio.
Se vuoi narrare storie infernali,
quale posto migliore di Clinton, il quartiere un tempo noto come Hell’s Kitchen? Mai nome fu più appropriato ora come
ora. Ma, diciamoci la verità, non sto pensando a questo, adesso. Sto
guardando un uomo in costume grigio e rosso che sta malmenando un uomo di
colore. Conosco l’uomo in costume, o, almeno, credo di conoscerlo. Devil, l’Uomo senza paura, il mio vecchio amico, ha
usato quel costume in un breve periodo in cui non era esattamente se stesso
e non credevo che l’avrebbe mai più indossato. Invece eccolo qui, con
un’attitudine più violenta e spietata del solito, malmenare il povero Turk.
-Devi
dirmi quello che voglio sapere, Turk…- gli sta
dicendo, mentre lo tiene per il bavero e lo schiaffeggia ripetutamente. -Tu
sai di che parlo e ti assicuro che me lo dirai o il conto del tuo ospedale
salirà vertiginosamente.-
-Devil, se sei proprio tu, fermati!- gli grido, mentre
Angela fa il suo dovere e continua a scattare foto.
Lui mi guarda, affermazione non
proprio esatta, visto che, se dietro quella maschera c’è Matt Murdock, lui è cieco dall’età di 15 anni e la sua
menomazione è compensata da altri quattro sensi sviluppati all’inverosimile
ed un senso radar non dissimile da quello dei pipistrelli. Mi guarda,
dicevo, con espressione alterata.
-Ti
avevo detto di non impicciarti degli affari miei, Urich.
Turk deve sapere chi ha messo una taglia sulla
mia testa e me lo dirà, non è vero Turk?-
-Te…
te l’ho già detto, Devil, io non so niente,
nessuno lo sa chi sia.-
-Risposta
sbagliata, Turk. Ora riprovo a chiedertelo: chi è
che mi vuole morto? Rispondi, la mia pazienza è al limite. Un buffone è
disposto a pagare un milione di dollari per la morte di Devil
e non posso credere che nessuno sappia chi è!-
-Devil!- la voce risuona come una palla di cannone –Io
ti ucciderò non per i soldi, ma per l’onore!-
Il Gladiatore! Proprio ora
doveva farsi vedere. Eppure, c'è qualcosa di strano in lui ed anche Devil lo percepisce. Il portamento, la voce, mi
ricordano Melvin Potter, ma lui è guarito da
tempo. Ormai, è un cittadino sano e responsabile, non può essere tornato ad
essere il Gladiatore vero? Questa città sta davvero impazzendo.
I due
ragazzini si chiamano Darla ed Eightball e sono
membri della banda chiamata i Ciccioni. Nella confusione seguita all’arrivo
dei demoni, sono rimasti separati dagli altri ed ora, la loro unica
speranza di sopravvivenza consiste nel rimanere nascosti finché non
troveranno un modo sicuro di raggiungere la Chiesa di Nostra Signora della
Misericordia, il solo luogo in cui, lo sentono, saranno veramente al
sicuro. Darla Kowalsky siede, tremando, tenendosi
le ginocchia con le braccia. Ha, ormai raggiunto quell’età in cui si sta
cessando di essere bambine, ma non si è ancora diventate donne ed oggi teme
che non vivrà per vedere il suo fisico sbocciare. Ne varrà la pena poi? Per
finire come sua madre con la droga ed uno "zio" diverso ogni giorno?
Dinanzi a lei, il ragazzo che si fa chiamare Eightball,
stringe i denti. Ha la stessa età di lei e vorrebbe tanto sentirsi un uomo,
adesso, vorrebbe allungare la mano e toccarla, dirle d i non aver paura, ma
lui stesso sente un nodo allo stomaco. Non deve farlo vedere, i veri uomini
non hanno paura, non piangono mai, non è vero?
Guardo un panorama apocalittico
fuori dalla Chiesa e mi chiedo se questo posto non sia rimasto l’unica
isola di sanità in un mare di follia. La gente muore là fuori ed io mi
sento in colpa, perché sono al sicuro. Io, Sean Patrick Gawaine, mi sto
forse nascondendo dietro la mia tonaca? La mia fede è ridotta, forse, ad un
semplice scudo? Una mano si posa sulla mia spalla ed una voce gentile mi
dice:
-Non
devi sentirti in colpa Sean, stiamo aiutando molta gente qui.-
E’ Suor Maggie, naturalmente.
Non mi chiedo come sapesse a cosa stavo pensando, ha una sorta di talento
naturale a leggere nei cuori della gente
-Non
so se faccio abbastanza. A volte mi sento davvero prendere dalla
frustrazione.- rispondo
-Lo
capisco Sean, più di quanto tu creda, ma non devi farti prendere dallo
sconforto. Siamo tutti imperfetti Sean, tutti abbiamo i nostri peccati da
farci perdonare, eppure andiamo avanti e facciamo del nostro meglio. È solo
questo che Lui ci chiede.-
-Sembra
impossibile che tu abbia peccati da farti perdonare Maggie.- le dico e lei
mi lancia uno strano sguardo
-Oh,
saresti molto stupito al riguardo, Sean credimi. Si, credimi davvero.-
Vorrei
dirle qualcosa, quando mi si avvicina uno dei Ciccioni, Butch,
e mi dice:
-Padre,
Eightball e Darla non sono qui. Io credo che
siano là fuori, in mezzo a quei demoni.-
Ha ragione, ovviamente. Il
pensiero di quei due ragazzi, soli e braccati dai demoni e dalla gente
impazzita, è intollerabile.
-Posso
andare a cercarli io.- interviene Nyla Skin, un’amica di Matt Murdock,
una ragazza di colore che stringe al petto il figlio, un bambino di circa
due anni dalla pelle color caffelatte. So benissimo cosa risponderle:
-Escluso.
Tu devi badare a tuo figlio, non puoi permetterti di correre rischi. Andrò
io, non ci sono discussioni.-
2.
È Melvin
Potter, non ci sono dubbi. Dopo tutto questo tempo è tornato ad essere il
Gladiatore. Peccato per te Melvin, non so cosa ti
sia successo, ma, se hai deciso di tornare sulla via del crimine, allora
dovrai pagarne il prezzo.
-Difenditi Devil, in nome dell’Imperatore!- esclama.
Ancora quella fissazione da
antico romano? Beh, non importa, quel che importa è che deve essere
neutralizzato. Se spera di avere di fronte il vecchio Devil
compassionevole si sbaglia di grosso. Il suo primo assalto è decisamente un
po’ goffo e facile da respingere, ma.eccolo
tornare all’assalto
-Per la gloria
di Cesare, tu morrai Devil!-
Evito di misura le sue lame
rotanti e lo colpisco al plesso solare con un calcio, lui barcolla, ma
resiste. È sempre duro come lo ricordavo
-Che c’è Melvin? Non sopportavi più la dura vita del sarto?
Avevi bisogno dell’eccitazione di una vita criminale?-
-Zitto!-
replica infuriato -Melvin Potter era un debole,
incapace di difendere se stesso e coloro che ama, ma il Gladiatore è di
tutt’altra pasta, avrò la vendetta su tutti coloro che hanno infamato il
mio nome e, visto che t’ho incontrato, comincerò proprio da te!-
Magnifico. È di nuovo matto come
un cavallo. Un cuore tenero come Matt Murdock
cercherebbe di farlo ragionare, ma Devil è
diverso da Matt, a me interessa fermarli i criminali. Certe questioni
spettano ai tribunali o agli psichiatri, non a me. Io mi limiterò a
stenderlo, sempre che non sia lui a farlo a me, ovvio.
In una
redazione semivuota, la giornalista di Now, Joy Mercado, sta continuando una ricerca che per lei è
diventata una vera e propria ossessione. Oggi ha incontrato un uomo che
indossava un costume che Devil ha indossato per
breve tempo. Quell’uomo ha affermato di essere Devil
e, forse, gli si può credere, ma la domanda è: quale Devil?
Anzi, la domanda vera è: quanti Devil ci sono
stati? La versione ufficiale è che l’originale Devil,
la cui vera identità era quella di Mike Murdock,
gemello dell’avvocato Matt Murdock, è morto
durante uno scontro con lo Sterminatore e gli Ani-Uomini e che un altro, la
cui identità è ignota, ne prese il posto poco dopo. Infine c’è un terzo Devil, comparso poco prima di una presunta morte di
Matt Murdock e che affermava di essere un uomo
diverso dai precedenti. Diceva la verità? E se si,
che fine ha fatto dopo che è ricomparso il Devil
precedente? E lui dov’era? In qualch e modo tutto
ruota intorno a Matt Murdock. Joy ha accumulato
dati al riguardo. Su Mike Murdock non ci sono
praticamente dati, come se dal giorno della sua nascita di lui si fossero
perse le tracce. Una ricerca sulla rete ha dato come risultato solo una
conferenza stampa di Matt Murdock, anni prima,
per negare di essere Devil e raccontarne la
storia e, poi, nientemeno che un’intervista alla rivista "Rolling
Stones", in cui era stato lo stesso secondo Devil
a raccontare la storia dal suo punto di vista. C’era anche un’intervista
con Wilbur Day, il supercriminale noto come Stilt
Man in cui rivelava che lui e Marauder avevano
rapito Murdock, Franklin Nelson e Karen Page per
farsi rivelare la vera identità di Devil, e che Murdock aveva ceduto, rivelando loro che Devil era il suo gemello. Marauder
era apparentemente morto in uno scontro con Devil
stesso, mentre Stilt Man non aveva potuto
sfruttare l’informazione perché era stato catturato dall’Uomo Ragno e,
mentre era in prigione, aveva ap preso della
morte del primo Devil e dell’esordio del secondo.
La storia di Devil era, ovviamente, molto
intrecciata con quella di Matt Murdock, a volte
in modo curioso e non sempre chiaro. La storia della Vedova Nera ad
esempio: Matt Murdock si trasferisce a San
Francisco e va a vivere nella stessa casa con la Vedova Nera. La Vedova,
allora, era la compagna di Devil nella lotta al
crimine e non solo, fu per questo che sorse il sospetto che Devil fosse Murdock e,
quando, la cosa fu chiarita, qualche velenosa penna delle cronache mondane
insinuò che Natasha Romanov intrattenesse un "menage
a trois" sia con l’avvocato, che con il
supereroe, cosa che nessuno degli interessati si curò mai di smentire.
Tutte cose interessanti, pensa Joy, a parte l’ultima,
forse, ma a che le servono? Non spiegano il mistero del Devil
"grigio", tuttavia, lei ne è certa, deve esserci una spiegazione
a tutto e si trova nei fatti. Deve solo ordinarli e non si fermerà finché
non l’avrà fatto.
Uno
scenario apocalittico. quello in cui mi aggiro, una zona di guerra in cui
la sola divisione che conta è quella tra predatori e prede. Vorrei poter
dire che sono solo i demoni quelli che infestano queste strade, ma, a
quanto pare, la loro sola presenza sembra aver portato alla luce i lati
peggiori dei cittadini di questa città, o forse, chissà, era solo il pretesto
che molti aspettavano per dar sfogo, finalmente, ai loro istinti più bassi.
So che un prete dovrebbe credere all’innata bontà del genere umano, ma oggi
mi sento particolarmente sfiduciato. Attraverso strade in cui si vedono,
tangibili, i segni della violenza e comincio a dubitare che troverò mai
Darla ed Eightball. Forse arriverò troppo tardi
per loro, forse…
-Fermo
dove sei, prete.-
La voce dura mi ricorda che in
queste strade una distrazione può essere fatale
-Non
dovresti girare da solo, prete, io ho sempre odiato voi corvacci neri.-
Tre dei Wildboys,
una banda che ha dato molti grattacapi al quartiere.
-Che
volete fare?- gli chiedo
-Farti
a fettine e portarti via quella bella tonaca nera.- mi dice il capo del
gruppetto agitando il suo coltello di fronte al mio naso. A quel punto,
perdo la pazienza e scatto, afferrandogli il polso e torcendoglielo. Prima
che possa reagire, gli piazzo un sinistro al mento, poi, colpisco quello
che gli sta vicino con un potente destro, di quelli che mi resero famoso
quando ero un pugile. Gesù raccomandava di porgere l’altra guancia, ma, per
oggi, non ho alcuna voglia di segure quel
precetto, se dovrò, rimedierò in Confessione. Mi rivolgo al terzo, ma
quello è troppo vigliacco per tentare di affrontarmi.
-Aiutoo!-
È la voce di una ragazzina,
Darla, e viene da dietro l’angolo. Non perdo altro tempo e corro. La voce
viene dalla palestra Fogwell, devono essere lì.
Qualunque cosa stia accadendo, devo arrivare in tempo, devo.
3.
Deborah
Harris ha paura. Pensava di essersi lasciata alle spalle il passato, poi è
arrivata quella telefonata e per lei è stato come ripiombare indietro di
oltre dieci anni. All’epoca era sembrato il solito caso della ragazza che
si fa irretire da un uomo più anziano, nel caso in specie, un amico di suo
padre, ma Abner Jonas non era un uomo come gli
altri, niente affatto e l’aveva coinvolta nel suo piano per impadronirsi
del potere politico a New York con mezzi illeciti, e lei era stata
d’accordo; in fondo la eccitava l’idea di partecipare al complotto, ad un
vero intrigo. Jonas l’aveva perfino spinta a cercare di sedurre Foggy Nelson, candidato del suo Partito Riformista alla
carica di Procuratore Distrettuale di Manhattan, perché fosse malleabile
alle pressioni dell’Organizzazione da lui creata, e a tale scopo l’aveva
anche convinta a fingere il suo stesso rapimento. Quando aveva capito che
Jonas, nei panni del misterioso Organizzatore, era dispost
o ad arrivare sino all’omicidio, Debbie aveva cercato di tirarsi indietro,
ma lui non glielo avrebbe permesso, se non fosse stato per l’intervento di Devil; e lei fu felice, allora, di aiutare il
giustiziere mascherato a distruggere l’Organizzazione, smascherando Abner Jonas in diretta TV. Lei, grazie alla
collaborazione prestata, se la cavò con pochi mesi di prigione e fu presto
liberata sulla parola. Ironicamente, la prima persona a cui si rivolse,
appena uscita di prigione, fu proprio Foggy.
S’innamorarono e si sposarono, ma, naturalmente, fu di nuovo lei a rovinare
tutto e lo fece nel modo più sordido, tradendolo con un uomo che non valeva
la metà di lui. Fine del matrimonio, fine di tutto, almeno finché non aveva
rivisto Matt Murdock. Non prevedeva di
innamorarsi di lui, non aveva mai pensato che potesse succedere, non ai
vecchi tempi, almeno. Lei era la donna di Foggy e
lui era l’uomo di Karen, discorso chiuso. Ora le cose erano cambiate: lei
non vedeva Foggy da anni e Kare
n…. Karen era morta. Solo per questo, pensa Debbie, Matt aveva potuto
pensare a lei non solo come amica. Matt era la cosa migliore che potesse
capitarle dopo… dopo Foggy, e di nuovo si
dimostra indegna. Può perdere tutto adesso e, ancora, sarebbe solo colpa
sua, perché non è capace di chiudere con i suoi errori. Cosa può fare per
risolvere il suo dilemma? Magari nell’Inferno che infuria in città il suo
problema sarà risolto, ma se non accadesse? Se lui sopravvivesse? No, non
permetterà a quell’uomo di far del male a lei, a Matt, a Foggy o chiunque altro, lo fermerà in qualunque modo.
Estrae da un cassetto una pistola e ci passa sopra le dita. In qualunque
modo, pensa.
Il nome della ragazza è Nyla e, con il suo bambino in braccio, guarda fuori
dalla finestra della Chiesa. A qualunque cosa stia pensando, appartiene
solo a lei. Senza fare molto rumore, la raggiungo.
-Credo
che tuo figlio sia stanco.- le dico con voce sommessa
-Suor
Maggie!- esclama voltandosi
-Spero
di non averti fatto paura.-
-No
è solo che… beh ero soprappensiero e non l’ho sentita arrivare. Pensavo a
quelle creature la fuori. È da un po’ che stanno quiete.-
-Forse,
con l’aiuto di Dio, il pericolo è passato.-
Nyla
scuote il capo
-Non
credi in Dio, forse, Nyla?- le chiedo.
Lei accenna ad un sorriso
Non
lo so.- risponde –Forse è strano detta da una che, oltre a qui fa la
volontaria anche in una Chiesa Battista di Harlem, ma ammetto di non
pensarci molto… forse… chissà…. Non crede che Dio non dovrebbe permettere
tutto questo?- mi fissa e continua –Scusi, forse mi considera irriverente.-
-No,
hai detto quel che pensi e basta. Per quanto mi riguarda, penso che Dio
agisca in modi per me misteriosi e mi rimetto alla sua volontà. Ora mi
sembri stanca. Vuoi darmi tuo figlio, che lo mettiamo a dormire?-
Lei mi passa il bambino. Il suo
nome è Jack, lo stesso nome di… del padre di Matt. Non è una coincidenza, Nyla ha conosciuto Matt quando lui era in preda
all’amnesia ed aveva adottato il nome di Jack Murdock.
Lei ha, semplicemente, dato al figlio il nome di un uomo per cui aveva
provato un forte sentimento. C’è una domanda che non ho mai fatto a Nyla, ma non spetta a me chiedere certe cose. che
appartengono alla sua privacy e, comunque sia, io fra tutti, non ho il
diritto di giudicare questa giovane donna. Ognuno di noi ha i suoi fardelli
da portare ed alcuni sono più pesanti di altri.
Quando
il demone entra nel seminterrato e li vede, Darla è la prima ad urlare. Eightball si alza in piedi. Ha paura, vorrebbe
scappare, ma non può abbandonare Darla e lei ha troppa paura per muoversi.
E poi, dove potrebbero fuggire? Il demone, anzi i demoni, ora, bloccano la
sola uscita. Il ragazzo afferra il suo skateboard, deciso ad usarlo come
una clava finché potrà, poi, all’ultimo momento, un colpo di pistola.
-Tornatevene all’inferno che vi ha vomitati!-urla una
voce decisa.
In
rapida successione, il nuovo arrivato scarica un intero caricatore sui tre
demoni dinanzi a lui. Mentre i tre esseri infernali svaniscono in una nube
di polvere, Eightball riconosce il suo salvatore.
-Allenatore Fenton!-
Thomas
Fenton, detto Pop, sorride
-Sono proprio come la cavalleria nei film western, vero
figliolo?- commenta l’anziano gestore della Palestra.
In quel
momento, arriva una figura vestita di nero,
-Padre Gawaine!- esclama Darla. -È arrivato anche lei.-
-A quanto vedo, ve la siete cavata bene anche senza il
mio aiuto.- commenta il prete
-Pura fortuna, penso, o, magari, l’aiuto del tuo
Principale, lassù, Kid.- replica Fenton –Cosa ci
fai da queste parti?-
-Cercavo proprio questi due scavezzacollo.- risponde
Gawaine indicando Eightball e Darla –Non per
darvi consigli, ma, forse, in Chiesa saremo più al sicuro da queste
creature.-
-Saggio consiglio, figliolo.- aggiunge Pop –L’avete
sentito ragazzi? Muoviamoci.-
Mentre
escono, Darla sussurra al suo giovane compagno
-Sei stato grande con quei diavoli! Mi avresti davvero
difeso sino alla morte?-
-Eh? Si, certo, non ti avrei mai lasciata sola.-
-Lo sapevo.- dice lei e gli schiocca un bacio sulla
guancia
Wow,
pensa Eightball e si sente quasi di poter volare.
Se lo sapessero gli altri….no, forse è meglio di no, mi prenderebbero in
giro per settimane…eppure… è stato bello, no?
4.
Li vedo battersi e non riesco a
credere a quel che vedo. Melvin Potter ha, di nuovo, ceduto al suo lato oscuro e Devil non è da meno di lui. Laddove, un tempo, avrebbe
cercato di ricondurlo alla ragione, ora vuole solo sfogare tutta la sua
violenza. Forse c’è un solo modo per ricondurre tutti alla ragione, tutto
dipende dal fatto che io sia capace di ritrovare un numero telefonico. Se
solo fosse ancora nella mia agenda e se solo lei arrivasse qui in tempo. Ci
sono due uomini da salvare prima che sia troppo tardi per entrambi.
Devo ricordarmi di portare offerte
alle chiese di New York quando tutto sarà finito. Ho passato l’intera
giornata a respingere assalti di esseri che possono essere chiamati solo:
demoni. Il soprannaturale per me ha sempre avuto scarso significato. Se
esiste un inferno, allora è quasi certo che vi sono destinato. In attesa di
quel momento, però, mi godo ciò che la vita ha da offrire. Nella specie: il
potere ed il denaro. I miei detrattori mi hanno chiamato il Gufo con
disprezzo, io ho adottato questo nome con orgoglio e ne ho fatto un nome
temuto da tutti. Nessuno mi porterà via ciò che è mio, nemmeno i demoni
dell’Inferno.
-Lapide!-
chiedo imperiosamente –Come stanno andando le cose?-
-Abbiamo
avuto molte perdite.- risponde con la sua abituale freddezza, il mio Killer
di fiducia –Alcuni dei nostri uomini sono stati presi da crisi di violenza
e si sono uccisi tra loro, altri sono crollati alla vista dei Demoni. Ce ne
sono alcuni che sono crollati in ginocchio e si sono fatti sbranare senza
fare resistenza. Ne ho sentito uno dire che era quello che meritava per i
suoi peccati. Da non credere.-
Sogghigno amaramente.
-Tu,
invece, vedo che sei sempre padrone di te.- gli dico
-Sono
come lei, capo.- mi risponde –Non sarà un branco di esseri strani, venuti
da chissà dove a rovinarmi la vita.-
Mentre parla, punta la pistola ed abbatte
un demone non lontano.
-Ben
detto Lapide.- commento –Per quando questa storia sarà finito, voglio che
sia organizzato il nuovo meeting coi capi del Maggia. È il momento di
chiudere le questioni in sospeso.-
Lapide fa una smorfia, che potrebbe
essere un sorriso, e replica:
-Sarà
fatto, Gufo.-
Perfetto, come ho detto: non
permetterò a niente o nessuno, che sia di questa terra o di un'altra, di
disturbare i miei piani.
La mia fortuna, al momento, è
che Melvin è ancora disabituato ad agire come
Gladiatore. I suoi riflessi sono ancora abbastanza lenti, rispetto ai miei,
ma, alla fine, perderò anche questo vantaggio. Devo essere risoluto e
colpirlo senza pietà. Scarto, salto, evito le sue lame, lo colpisco. Lui
reagisce, io salto ancora, evitando i suoi colpi e ricomincio la mia
pantomima. Quante volte l’abbiamo fatto Melvin?
Quante futili battaglie abbiamo combattuto per ritrovarci sempre qui, allo
stesso punto di prima? Non questa volta, Gladiatore. Sei stato tanto
stupido da ricascare nelle tue ossessioni? Peggio per te, stavolta niente
compassione, solo una battaglia senza quartiere. Unisco i due pezzi del mio
bastone sino a farne un’asta, che, poi, uso per saltare oltre la sua testa,
poi, con rapida efficienza, ridivido i due pezzi e li riunisco a formare un
nunchaku. Il Gladiatore mi attacca. È come un elefant
e in una cristalleria, non si cura di coloro a cui può far male, attacca
deciso a distruggere. Sento Ben Urich gridarmi
qualcosa, ma non ci bado, sono troppo concentrato su Melvin.
Il colpo del mio nunchaku s’infrange contro il suo elmo e lo rallenta a
malapena. Scatto verso di lui e gli imprigiono i polsi con la catena.
-Idiota!- mi
fa lui –Non ti servirà a niente, mi libererò presto.-
-Se te ne darò
il tempo!- replico e lo colpisco all’altezza del pomo d’Adamo, l’unico
punto vulnerabile del suo elmo. Lui annaspa come se cercasse di respirare
ed io lo martello di pugni
-Basta!
È una voce di
donna e la conosco, non mi sbaglio. Il mio radar inquadra l’assistente
sociale Betsy Beatty,
la compagna di Melvin
-Basta, per
favore!- ripete
Melvin
si ferma e la guarda
-Betsy!- esclama –Stai bene!-
-Certo che sto
bene, grazie al cielo. Ma tu, Melvin, perché hai
rimesso quel costume?-
-Ho sentito le
tue urla al telefono, credevo ti avessero fatto del male e nessuno ti fa
del male senza pagarla. Ho giurato di ucciderli tutti e lo farò, per la tua
gloria e quella di Roma!-
-Per l’amor
del Cielo Melvin, guardami, Quante volte abbiamo
detto che la violenza è sbagliata? Tu non sei più il Gladiatore e
ridiventare lui non ti aiuterà, anzi, distruggerai tutto quello che hai,
tornerai solo un fuggiasco, un uomo che vive per uccidere od essere ucciso,
è questo che vuoi?-
Sento la loro discussione ed
intanto serro i pugni. Se il Gladiatore fa una mossa sbagliata, sono pronto
a colpire
-Tu non
capisci Betsy.- Replica lui –Io sono il
Gladiatore. Sono il migliore ed il più forte e chi mi si oppone deve cadere
nell’arena.-
-Se è davvero
quel che pensi…- ribatte Betsy -…dovrai colpire
me per prima, perché non ti lascerò andar via per ferire degli innocenti.
Avanti Melvin, se davvero sei solo il Gladiatore,
non avrai scrupoli a fare quello che devi, no?-
Sento il braccio di lui scattare
e mi preparo a saltare verso di lui, quando….Il suo braccio ricade inerte,
le sue lame cadono a terra e lui si toglie l’elmo
-Hai ragione, Betsy.- dice –Il Gladiatore mi ha sempre portato solo
male e…non capisco come ho potuto credere che indossare di nuovo
quest’armatura avrebbe potuto risolvere i miei problemi. Perdonami.-
-Non sei stato
l’unico oggi a soccombere al proprio lato oscuro. –commenta lei –Tu sei
stato forte, perché hai saputo reprimerlo, alla fine. Altri non ne sono
stati capaci.-
Parla di me? Anche io ho ceduto
al mio lato oscuro? Dev’essere così altrimenti perché avrei rimesso questo
costume maledetto? Il costume. È la prima volta che ci penso razionalmente
da quando l’ho indossato stamani. Questo costume ha rappresenta ormai, solo
un periodo della mia vita che volevo dimenticare, eppure… si finisce sempre
per fare i conti col proprio passato no? Avevo giurato di non attraversare
mai la linea che divide quelli come me dai vigilanti spietati come il
Punitore, ma, invece, l’ho oltrepassata senza nemmeno rendermene conto.Posso ancora rimediare o è troppo tardi? No, se Melvin ce l’ha fatta, posso farcela anch’io. Devo.
-Devil, dobbiamo parlare.- mi apostrofa Ben Urich
-Non adesso,
Ben, devo stare solo, pensare…-.
Non mi ci vuole molto per saltar
via, quando mi fermo, mi rendo conto di essere arrivato dinanzi alla Chiesa
di Nostra Signora della Misericordia. La strada è deserta adesso, ma, fino
a poco fa c’erano quei demoni, ne riconosco l’odore. Aspetta, sta arrivando
gente. Riconosco i battiti di Padre Gawaine e Pop Fenton. Con loro ci sono
due ragazzi. Mi ricordo di loro: appartengono alla gang dei Ciccioni, La
porta della Chiesa si apre, proprio mentre salto giù. Sulla soglia
riconosco la lieve fragranza dell’odore di Suor Maggie. Pop si volta a
guardarmi sorpreso
-Devil, sei proprio tu?- esclama
-Non ne sono
tanto sicuro.- rispondo. Percepisco i loro sguardi perplessi. Prima che
facciano altre domande, mi affretto a dire: -Posso entrare Padre? Ho
bisogno di sgravarmi la coscienza.-
-Certo,
certo.- risponde "Kid" Gawaine e mi fa
strada.
Sento su di me gli sguardi di
tutti e m’immagino cosa si stanno chiedendo. Vorrei poterne parlare con
Maggie e vorrei poter salutare Nyla e suo figlio,
ma mi sento così stanco.
Attraverso la
navata e raggiungo il confessionale. Aldilà della grata percepisco la presenza
di Padre Gawaine. Non può vedermi ed io, con un gesto improvviso, mi tolgo
la maschera e l’accartoccio nel pugno, poi, dopo, una breve esitazione,
dico:
-Mi benedica,
Padre, perché ho peccato.-
FINE SECONDA PARTE
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